Venezia

“Andrea potevi non vedermi più, sai?”
“Veramente Marisa?”
“Si hanno cercato di darmi il ben servito. Mi hanno detto che non andavo ben per la mansione che mi avevano affidato. Capisci dopo il mazzo che mi ero fatta. Però mi sono appellata alla legge che aveva fatto approvare Renzi…”
“Marisa pensi che sia una buona idea rimanere lì dove sei? Con persone con cui non stai più bene?”

Giudecca, nevica in una pigra mattina di marzo, è la festa del papà, dolce vibrazione il messaggio di mia figlia dal cellulare…
E’ Venezia appena fuori dal furore, dalle comitive, dal traffico pedonale dalle pietre calpestate da milioni di persone ogni anno. E’ la Venezia imbuto del Nord est italiano e magnete dell’est Europa… Qui arrivano ogni anno dalla Polonia, Romania, Moldavia, Ucraina, Croazia, Serbia, Pakistan, India e cinesi dall’Italia, la seconda generazione, sono un esercito di badanti, manovali, macellai, fruttivendoli, baristi/e, camerieri/e… Venghino entrino c’è posto per tutti in questa Disneyland della cultura a cielo aperto… Ci sono Hotel, Tour, Bed and Breakfast, stabilimenti balneari al Lido, ristoranti, pizzerie, gelaterie, bar…
Milioni di persone camminano affamate per la città bombardate da aromi di cibo, da immagini cartolina li vedi stremati nelle vetrine dei bacari, nelle calli che si fanno selfie stanchi con alle spalle un palazzo, un ponte, un rio un sottoportego…

Alla casa dei Tre Oci c’è Fulvio Roiter mostra pasticciata ma interessante… Il fotografo che ha cavalcato il mito nascente della città sospesa nella laguna… Che ha venduto libri e poster in cotanta quantità da potersi comprare la sua casa a Venezia e lasciare la natia Meolo.

Federico fa il portiere, il portiere di secondo lavoro, un tentativo fallito con una società di organizzazione degli eventi e un percorso di studi in lingue orientali (arabo ed ebraico) lasciato a metà… Federico arriva da Belluno ha una enorme guardiola in quello che sembra un ex carcere è arrivato  in città una ventina di anni fa e qua è rimasto… Il flusso di turisti è immenso e il lavoro non manca mai…

Ci sono solo possibilità Venezia è un trampolino da cui cercare fortuna o forse una trappola che vive di sogni, di vento e di umidità all’ombra dei palazzi signorili… Forse è l’eco di quelle chimere che senti aggirarsi la mattina alle 5 quando ti accorgi di non essere solo. Il rumore di passi che si avvicinano ai tuoi e  fa salire un brivido freddo per la schiena. Venezia vive di questo: delle speranze delle illusioni perdute. Vagheggio di ritirarmi quaggiù di mettermi tranquillo ad aspettare un fine vita immerso nella lettura con l’umido che culla piano le mie ossa…

Sfioro appena San Marco mi concentro su percorsi alternativi lontani dalle direttrici inevitabili del consumo. Incontro Ivo al Castello mi parla del Mosè di soldi sprecati di cittadini traditi, entro a San Pietro la chiesa è solitaria e silenziosa come si confà ai nobili decaduti, fu sede patriarcale fino al 1807 quando Napoleone la fece trasferire a San Marco…

Mancava solo una capatina a San Giorgio di prima mattina, il campanile svetta ed è il posto migliore per vedere la città dall’alto… Ti si apre davanti nella sua bellezza mentre il vento freddo dell’Est taglia la faccia e congela le mani. Ormai neanche qui puoi rimanere solo, qualche guida famosa, qualche viaggiatore diligente lo ha segnalato e allora frotte di persone con i visi nascosti dietro le macchine fotografiche si affannano in fila davanti all’ascensore. Rumorosi americani sono interrotti nel loro berciare solo dal rintocco delle campane…

C’è sempre una malinconia sottile la perdita nella certezza di un ritorno… Città così legata alle sfortune della mia famiglia… Ma questa è un’altra storia e per ora può aspettare…

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