Masahisa Fukase

1992 – E’ quasi mattina, il piccolo Bar Nami è al primo piano di una stretta via del Golden Gai a Tokio,  Masahisa ha bevuto un po’ più del dovuto e le scale sono ripide… Ha piovuto, gradini in ferro e suole lisce la combinazione è fatale, scivola e si chiude un capitolo importante della storia della fotografia giapponese… O forse no si apre l’ultima fase della vita di Masahisa Fukase, una fase lunga 10 anni che terminerà con la sua morte nel 2012. In questo periodo produrrà disegni, mischierà la sua calligrafia alle foto…
Masahisa è rientrato prepotentemente nel mondo della fotografia di massa dopo la ristampa del suo celeberrimo libro Ravens (o Solitude of Ravens del 1986) ad opera dell’editore Mak nel 2017.
Un libro da sempre nella top ten dei migliori libri di fotografia di tutti i tempi in cui l’autore giapponese esplora la vita dei corvi in relazione alla propria epopea personale e del genere umano.
L’uso sapiente di un bianco e nero sgranato, mosso, leggermente fuori fuoco e portato oltre i limiti delle possibilità tecniche del tempo ci trasporta in un mondo sognante, onirico e poetico. Un autore, sebbene molto reotrico, che sa snellire la pesantezza delle metafore con un grazia degna della poesia giapponese.
Ogni foto è un haiku, un lacrima, una goccia di sangue dell’autore e dell’umanità nel suo doloroso percorso il cui destino finale ben conosciamo.

Fukase è sempre stato interessato ai temi della vita, morte, dolore e difficoltà del vivere avendo toccato con mano più volte periodi di profonda depressione e scoramento in cui la fotografia ha sempre giocato un ruolo di cura e malattia al tempo stesso.

In questi giorni (Gennaio – Febbraio 2019) è in corso una mostra alla galleria Sozzani di Milano in occasione di un’altra ristampa che racchiude tutte le serie fotografiche più importanti di Masahisa Fukase un must have per tutti i fan della fotografia moderna giapponese che rappresenta al meglio l’opera di Fukase.

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