Alla finestra, fotografare e non capire

La razza umana ha un costante bisogno di "senso", di "progettualità" di "narrazioni" che sopravvivano il singolo in cui specchiarsi, solo così può accettare la calamità della vita in cui è gettata. La fotografia non fa eccezione, molti importanti autori fotografano per capire alcuni, più pacati o forse disillusi, fotografano per accettare questo mondo complesso e, ahimè, profondamente ingiusto. Se non ci avessero inculcato fin da piccoli questa storia della giustizia sarebbe stato meglio. Impegnati, produci, riproduciti, poi piano preparati e infine rest in peace. Io fotografo in parte per piacere, cammino, mi rilasso, respiro profondamente poi d'improvviso vengo attirato da qualcosa con gioia inquadro compongo e premo l'otturatore. A volte sono architetture, altre persone altre volte ancora sto seguendo delle linee guida più delineate o piccoli progetti senza pretese. Mi rendo conto che mi capita proprio di non capire quello che sto fotografando, cosa mi ha spinto a fare una foto se non un generico amore per la vita e per la memoria. Per fissare dei paletti in questo flusso infinito di merci, immagini, informazioni. Gli avvenimenti si susseguono incessanti in una spirale che prende sempre più velocità, una velocità anestetizzatrice che ci impedisce di fermarci...Allora si: fotografo solo per fermarmi un po' a guardare alla finestra del tempo, come quella pianta verde in un condominio verde, e non capire ma fissare dei punti sulla mappa della mia vita, nella speranza che venga il momento per guardarla dall'alto e che unendo quei punti magari possa dire: ah si ora capisco. Non è detto che quel tempo arrivi e rimane la possibilità in cui non mi rimanga che ammettere che non c'è mai stato un senso, non c'è niente da capire. Mi scaldo al fuoco delle amicizie dei pensieri delle letture nell'accumulo di un capitale sociale, culturale e di esperienze che porterò quasi tutte con me quando in un attimo questo cesserà. Le paure, le gioie, le preoccupazioni i pensieri, i soldi, libri, i film e tutte le fotografie che ho scattato tremoleranno e scivoleranno nell'oblio dell'eternità. Nel giro di qualche anno il mio nome scomparirà dalle bocche degli amici in qualche decennio dei figli, rimarrà talvolta invocato da un nipote curioso o che si fa bello con la fidanzata mostrando con orgoglio l'orologio del nonno. Qualche stampa, qualche libro, qualche fanzine sopravviverà per un poco di più, qualcuno le terrà fra le mani e pronuncerà distratto le sillabe che compongono il mio nome a cui però non sarà in grado di associare nessuna faccia. Rimango alla finestra, fotografo e non capisco......Ricordatevi di iscrivervi alla NEWSLETTER

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Ren Hang, poeta e fotografo

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Bourdieu, Ernaux: società, memoria, fotografia, individuo