Vittore Buzzi

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Santa Madre Russia...

E’ là lontano nel freddo…

Mikhail ha perso il suo lavoro di meccanico in una officina della periferia di San Pietroburgo… Passa giorni in camera al computer e notti nei bar della città… “Facevo un lavoro massacrante che non mi piaceva ora almeno ho del tempo per me”…

San Pietroburgo viaggia su anelli differenti vicini e paralleli che non si toccano mai… C’è chi sopravvive chi si arrabatta e chi spende, mangia e pasteggia a champagne. In Russia vige una legge spietata che arriva direttamente dal capitalismo senza regole e selvaggio del grande West Americano: “The winner takes it all”.

Sui tetti della città giovani audaci e senza prospettive accompagnano turisti annoiati, nelle metropolitane ragazzi, cadetti dell’Armata Rossa giocano e si mettono in posa a favore del fotografo smaliziato… Artisti nel sotto bosco della città, reading, poeti, registi… Qualche vecchietta spinge carrellini nei mercati di quartiere…

Marina è giovane e bella si diverte a provocare in maniera dolce negli atelier in cui mi accompagna… Poi mi fa capire, con il suo inglese un po’ zoppicante, che ci può essere una cena e un dopocena, che un po’ è interessata a conoscermi meglio ma il tutto passa anche da dove la porto a mangiare e da cosa le offro da bere…

Entro nelle saune, nei palazzetto dello sport, nelle case… I russi hanno qualcosa di audace di imperturbabile di pazzo che non riesco a decifrare, a ridurre a comprendere fino in fondo…

“Non fare troppe domande a Pavel, non vuole raccontare dei due anni che ha passato in carcere in Turchia, per 15.000 $ di era fatto convincere a portare una barca a vela piena di Euro falsi sul Bosforo. Però lo hanno bruciato. Non è carino chiedergli di parlarne se non te lo accenna lui.” Pavel è magro tirato, beve forte mi parla dei figli, ha tirato su un muro, Olesya, sua moglie lo segue a ruota quando è brilla e su di giri, aspetta che Pavel vada in bagno per farmi delle proposte un po’ troppo spinte…

Questa apparente deregulation è però solo apparente, quando ho richiesto il visto per la Santa Madre Russia lo hanno ritardato poi hanno voluto sapere se andavo per lavoro o per piacere, Natalya, con cui viaggio, ha dovuto scrivere due righe per dire che la accompagnavo a casa per vedere un po’ San Pietroburgo… Due mesi ho dovuto aspettare prima che sul mio passaporto ci fosse l’agognato timbro. Io non sono nessuno, però giornalisti e foto giornalisti non sono i benvenuti qui. C’è ancora il sospetto, l’ossatura del controllo, la piovra c’è ancora, tollera ma c’è… E’ collusa lascia proliferare povertà ricchezza e differenze… Politicamente paga…

Santa Madre Russia.