CAR, Betharramiti

Mattino, luce sbuca dal cielo color latte, nuvole preannunciano l’arrivo delle piogge.
Si accendono i fuochi per la colazione…
Gli ho trovati così congelati, un diorama un omaggio a Daguerre…
La sorpresa nel vedere un bianco a piedi uscire dalla boscaglia è grande…
Volevo provare a fare quei 5 km che separano i bambini dalla scuola… Volevo sentirli nelle gambe e nel cuore non solo nelle orecchie…
La brousse il grande nulla della Repubblica Centroafricana…
I contadini nomadi della manioca…
Tre settimane in cui non ho fatto una telefonata e non ho comprato niente, neanche un caffè o un bottiglietta d’acqua perché niente c’è da comprare…
Tre settimane senza elettricità… I pannelli per le pile delle macchine…
Qualche raro frigorifero a petrolio dispensava un bicchiere di acqua filtrata fresca…
Lettucci, giacigli e zanzariere… Ospedali, scuole piccoli mercati, pastori e sorrisi…
Tutto è ritornato ad una dimensione normale, più umana, nella durezza dell’Africa…
Addormentati dal consumo inconcludente tormentati da migliaia di stimoli mediatici, invischiati e imbavagliati dalle pastoie quotidiane di fronte alla libertà del nulla, faccia a faccia con il senso profondo della vita siamo attraversati da un fremito… E’ la paura, la paura di essere liberi di lasciarci alle spalle le burocrazie elefantiache e il nostro girare a vuoto che ci chiude in una spirale di stress…
Tutto ridotto all’essenziale, un cura dimagrante per l’anima… Un ritorno a se stessi…
Sono sensazioni uniche profonde, il solo ripensarci mi porta lacrime di gioia…
Cosa abbiamo perso e cosa ci perdiamo, schiavi di desideri assurdi e mendaci siamo ciechi di fronte al sacro della vita, barattiamo quello che abbiamo di più prezioso, il nostro tempo, per un po’ di soldi e svago…

Aiutare in Africa è difficile, lungo e faticoso… Spero sempre in una via “Africana” alla globalizzazione anche se spesso la modernità senza educazione porta solo il lato peggiore della nostra società…
devo ringraziare i Betharramiti per avermi dato la possibilità di toccare con mano la loro fede nell’amore per l’altro, la loro sensibilità discreta, la loro tenacia e la loro capacità d’ascolto delle esigenze degli altri… l’intelligenza nel proporre e condividere dei percorsi e non nell’imporli…
Persone rare che si sono riunite attorno al motto imposto all’ordine dal loro fondatore: “ECCOMI”… Senza tanti fronzoli senza distinguo… Semplice e così difficile da rispettare…
Uomini che piano piano, passo dopo passo hanno macinato centinaia di migliaia di chilometri… hanno cambiato il corso di tante vite… In silenzio senza clamori senza proclami, con la modestia del lavoro duro in prima linea…

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Non è mai troppo tardi

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