Tra Tecnocrazia e Nazionalismo

Parlo raramente dello stato di una nazione o del mondo. Tanti anni come giornalista, prima, foto giornalista dopo una laurea, un master, non mi autorizzano a dire cose sensate però hanno contribuito a fornirmi un framework di analisi.
Non è un articolo contro qualcuno ma per cercare di capire.
E’ faticoso e richiede una buona dose di attenzione.

La situazione, oggi, di molti stati della UE non è delle migliori. La crisi sanitaria ed economica ha fatto si che le normali pratiche democratiche, già compromesse (per chi volesse approfondire consiglio Venti di Protesta), venissero quasi del tutto sospese in favore di una Tecnocrazia Sanitario Economica (non c’è un giudizio di merito in questo é solo un dato di fatto) che sembra proteggere le classi più deboli e quelle intermedie (Qui una analisi impietosa sulla realtà occultata La faccia nascosta dell’epidemia).

Piccola parentesi abbiamo la nazione più potente del mondo che è governata da una elite di ricchi populisti e vedremo cosa accadrà.

Contro questa Tecnocrazia plutocratica si stanno scagliando Nazional Populisti che invocano misure spettacolari (spesso molto difficili da applicare) e sensazionalistiche.
Entrambe queste modalità di governo sono alla ricerca di un nemico esterno (che non sia solo il Covid19) contro cui direzionare le rabbie le frustrazioni crescenti della popolazione.

Il tasso di istruzione Italiano (ho sospetto anche non solo Italiano) fa sì che la gente straparli di Politica Monetaria, Base Monetaria, Debito Pubblico, Deficit, Quantitative Easing, Eurobond, Spesa Pubblica, Spesa per interessi, Politica Fiscale, Inflazione, Disoccupazione e delle loro relazioni.
Parliamo di persone che hanno preferito comprarsi l’Iphone piuttosto che leggersi un libro, fare un corso di formazione, o semplicemente donare dei soldi per la ricerca medica. Ullallà oggi doniamo, giustamente, per curare i sintomi forse un domani possiamo pensare di donare per prevenire.
Tutte persone facilmente suggestionabili e manipolabili (sia da un lato che dall’altro) in quanto non hanno basi per comprendere ma solo la pancia per decidere.

In uno scenario del genere la Democrazia (quella possibile e percorribile) si trova schiacciata fra le due forze della Tecnocrazia e del Nazional Populismo entrambe pericolose ed incerte, entrambe ben radicate in una elite plutocratica.

L’unica cosa che mi sento di dire è che viviamo in tempi drammatici ma terribilmente interessanti in cui avremmo l’opportunità di ripensare le nostre interrelazioni sociali e l’agenda politica. Forse ci verrà più voglia di investire nella formazione delle generazioni future (sono loro che governeranno quando sarò un vecchietto) e iniziare a chiederci che fine ha fatto l’ottima Agenda per il 2030.

Per favore prima di propinarmi/ci ricette improbabili per salvare il mondo guardate se a questo punto della vostra vita siete in grado di salvare voi stessi.

Ai grandi capitani di aziende deresponsabilizzati dalla crisi inaspettata che mi ammorbano con discorsi del tipo: “saprei io come…” vi comunico che potete provare a leggere “Un paese non è un’azienda” lo ha scritto un premio Nobel.

Non ci sono soluzioni semplici ma solo politiche di lungo periodo… Piene di incertezze… L’unica sicurezza è che si sbaglierà…

Concludo con la storica citazione dello scomparso Umberto Eco:

«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

Non abbiate paura è solo uno sfogo da domani si parlerà solo di fotografia. 🙂

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