La schiavitù dell'immagine

Dorothea Lange, road

Robert Frank, road

Bernard Plossu, road

Trent Parke, road

Da quando fa la sua comparsa l'immagine riprodotta dilaga... Viaggia, si muove come si muovono le persone e anche più velocemente, viene spedita, custodita, porta il mondo nelle case della gente. Per millenni ci si basava sul racconto orale, scritto o al massimo disegnato poi dal 1839 in poi tutto cambia. Cambia la modalità di pensare e di approcciarsi al mondo si passa dal credere che ciò che era razionale poteva essere vero  al fatto che ciò che è fotografato sia vero. La verità, il verosimile si basava sulla razionalità sull'analisi fatta dall'uomo passa nelle mani della macchina fotografia. Si diffondono anche delle modalità di rappresentazione del mondo dei modi di guardare al mondo attraverso la macchina fotografica. Queste modalità si radicano in maniera profonda nei nostri occhi e nei nostri cuori. Oggi pensiamo, vedendo una foto, all'unicità di quei sentimenti che ci scatena dentro e siamo ben lontani dal pensare che siamo vittime di stereotipi della rappresentazione. Su questo riflettevo in questi mesi mentre lavoravo all'Archivio Bastianoni. Come si fa a liberarsi alla schiavitù dell'immagine, allo stereotipo facile o erudito? Non si può ma in compenso si può prenderne atto e diventare consapevoli di quello che sta accadendo. Molti preferiscono chiudere gli occhi e non affrontare il dato di fatto. Qui sotto una serie di strade.... In ordine cronologico di apparizione... Sei curioso di come crescere dal punto di vista fotografico? Vuoi migliorare la tua consapevolezza? Potresti essere interessato ad un corso personalizzato di fotografia.

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Sguardi: perché un fotografo