BIAS di conferma e fotografia: consigli per giovani reporter

Insegno ormai da più di dieci anni in accademie e in corsi biennali di fotografia, spesso parlo di progetto e di processo per creare delle storie / documentazioni / racconti che prevedano l’utilizzo della fotografia come principale mezzo di comunicazione. Mi sono accorto, in questi anni che i giovani hanno molto da dire ed hanno voglia di esprimersi e di essere ascoltati. La loro energia e, a volte, una certa dose di ingenuità fa si che siano, talvolta, colpiti dal BIAS di conferma, intendiamoci in maniera molto minore rispetto ai media nostrani che ormai hanno perso ogni velleità critica e sono proni al potere soprattutto a quello delle oligarchie finanziarie.

Solo diventando consapevoli di questo rischio e adottando un approccio critico al nostro lavoro possiamo utilizzare la fotografia come strumento per esplorare la realtà in modo aperto e onesto.

Iniziamo dalle basi la definizione del BIAS cognitivo o distorsione cognitiva è un pattern sistematico di deviazione dalla norma o dalla razionalità nei processi mentali di giudizio. In psicologia indica una tendenza a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all'evidenza, sviluppata sulla base dell'interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio. (Fonte Wikipedia).

Cosa significa questo per i fotografi?

In pratica, il bias di conferma può influenzare il nostro lavoro in diversi modi:

  • Ci può portare a fotografare solo cose che ci piacciono o che confermano le nostre idee.
    Ad esempio, un fotografo che ama la natura potrebbe scattare solo foto di paesaggi incontaminati, ignorando gli aspetti più degradati dell'ambiente.

  • Ci può far interpretare le immagini in modo distorto.
    Ad esempio, un fotografo che crede che una certa città sia pericolosa potrebbe interpretare una foto di persone che camminano per strada come una prova della sua tesi, anche se la foto potrebbe mostrare semplicemente una scena di vita quotidiana.

  • Ci può far modificare le immagini in modo da renderle più conformi alle nostre aspettative. Ad esempio, un fotografo di moda potrebbe ritoccare le foto dei modelli per renderli più magri o più belli, creando un'immagine irreale del corpo umano.

Esempi di bias di conferma in fotografia

Scelta dei soggetti:

  • Un fotografo che crede che gli animali domestici siano migliori degli animali selvatici potrebbe fotografare solo animali domestici, ignorando la bellezza e la complessità degli animali selvatici;

  • Un fotografo che sostiene una certa ideologia politica potrebbe fotografare solo persone che condividono le sue idee, ignorando la diversità di opinioni presente nella società;

  • Un fotografo che ha un'idea romantica dell'amore potrebbe fotografare solo coppie felici e innamorate, ignorando le difficoltà e le complessità delle relazioni umane.

Composizione e inquadratura:

  • Un fotografo che vuole trasmettere un senso di caos e disordine potrebbe utilizzare inquadrature oblique e angoli insoliti;

  • Un fotografo che vuole trasmettere un senso di pace e tranquillità potrebbe utilizzare inquadrature simmetriche e linee pulite;

  • Un fotografo che vuole enfatizzare un certo dettaglio potrebbe utilizzare una tecnica di ripresa ravvicinata.

Modifica e post-produzione:

  • Un fotografo di ritratto potrebbe utilizzare Photoshop per ritoccare le imperfezioni della pelle del soggetto, creando un'immagine irreale della bellezza;

  • Un fotografo di paesaggio potrebbe utilizzare un filtro per aumentare la saturazione dei colori, rendendo l'immagine più vibrante di quanto non fosse in realtà;

  • Un fotografo di reportage potrebbe modificare le didascalie delle sue foto per farle coincidere con la sua interpretazione degli eventi.

Pensiamo poi al fatto che in certi tipi di fotografia i BIAS di conferma sono proprio quelli che devono essere stimolati per essere ingaggiati dai nostri clienti. Un esempio banale ma molto forte è quello della wedding photography in cui i nostri soggetti (gli sposi) vengono rappresentati come se fossero al centro di una fiaba ignorando le difficoltà e gli ostacoli che ci pone la società contemporanea. O la fotografia di ritratto in cui tendiamo a dare una rappresentazione falsata ed amplificata in positivo delle persone che ci ingaggiano.

Il bias di conferma può avere diverse conseguenze negative:

  • Limitare la nostra creatività e la nostra capacità di vedere il mondo in modo nuovo;

  • Rinforzare stereotipi e pregiudizi nella società;

  • Generare una rappresentazione inaccurata e distorta del mondo.

Cosa possiamo fare per contrastare il bias di conferma?

  • Essere consapevoli del proprio punto di vista e delle proprie convinzioni;

  • Cercare attivamente informazioni e prospettive diverse;

  • Uscire dalla propria zona di comfort e sperimentare nuovi approcci fotografici;

  • Aprirsi al dialogo e al confronto con altri fotografi.

Il bias di conferma è un problema serio che può influenzare il lavoro di tutti aprendo problematiche etiche e morali non da poco. L’unico modo per limitarlo è la consapevolezza. Oggi essere consapevoli è un lusso riservato a chi pensa e richiede fatica e costante rivalutazione delle nostre posizioni. Dobbiamo capire dove siamo e chi siamo prima di poter decidere dove andare. Il confronto dialettico con altro da noi, anche se fastidioso, è un momento fondamentale di crescita. Comprendere il punto di vista e gli argomenti di chi la pensa in maniera diversa è un passo  necessario per mettere ordine anche nella nostra struttura mentale.  No limitiamoci a fotografare ciò ch già sappiamo e in modo sempre uguale. Adottiamo nuovi linguaggi nuovi metodologie e nuovi sguardi.

Ricordiamoci che la fotografia con la sua indeterminatezza e con la sua apparente aderenza al reale è uno strumento fantastico per manipolare il reale e raccontare storie che stanno sul limite fra realtà / verità / finzione.
Questo presuppone che chi guarda le immagini si interroghi su ciò che sta guardano esiste insomma anche una responsabilità di chi guarda, soprattutto oggi dal momento che la intelligenza artificale generativa pone nuove sfide etiche:

  • Manipolazione e disinformazione: L'AI può essere utilizzata per creare immagini realistiche ma false, con il potenziale di alimentare la disinformazione e la propaganda.

  • Bias e discriminazione: Gli algoritmi di AI possono incorporare e amplificare i bias presenti nei dati su cui sono stati allenati, con il rischio di generare immagini discriminatorie o offensive.

  • Trasparenza e tracciabilità: È importante conoscere i dati utilizzati per allenare un algoritmo di AI e il processo di generazione di un'immagine. Come si garantisce la trasparenza e la tracciabilità di questi processi.

  • Originalità e proprietà intellettuale: Chi è il vero autore di un'immagine creata da un AI? Come si tutela la proprietà intellettuale di un'opera generata da un algoritmo?

  • Diritti d'autore e copyright: Come si applicano le leggi sul copyright alle immagini create da AI? Chi detiene i diritti di queste immagini?

Bibliografia:

Indietro
Indietro

Io c’ero: in difesa del reportage

Avanti
Avanti

Daniele Tamagni a Palazzo Morando