Fotografare si viaggiare

Un altro anno passa e se ne va. Il Natale attende felice… Il mio viaggio con la fotografia continua…
Guardando il mio archivio sorrido… In tutti questi anni da fotografo ho accumulato un bagaglio bellissimo di gioie, dolori esperienze…

Io ho iniziato con i rullini e la fotografia chimica… Una pratica umida e pregna di umori, ultra manuale… La camera oscura l’emozione velata nel buio, caricare spirali, sviluppi, arresti fissaggi gli ingranditori…
Sono atterrato in un mondo di sudori freddi, di macchine chip e pixel… Lo sguardo è cambiato, il vocabolario ormai è sterminato il linguaggio complesso e frammentario.

Oggi mi muovo e vivo di fotografia, la parte commerciale ed editoriale, l’insegnamento e il wedding
Non è andata come pensavo ma va… Va… Non è poco…

C’è una accettazione in quello che arriva, una determinazione per costruire qualcosa. Una gioia infinita e uno stupore nel guardare, nel vedere il mondo.
Forse è proprio questa la specificità del fotografo: continuare a guardare anche quando sembra non esserci più tempo, o pare tutto inutile, una follia donchisciottesca imbevuta di un inesplicabile ottimismo per un futuro prossimo che sembra non diventare mai presente… con il viso che rivolto di tanto in tanto al passato.

Oggi è un processo rimanere creativi rimanere positivi e rimanere nel mercato. Educare e piegare l’ego alle esigenze della vita senza rinunciare ai propri principi profondi… Sembra quasi che la fotografia sia quasi una religione per pochi iniziati… forse lo è…

Quella pila, quell’albero di carta igienica sembra una scultura concettuale un memento mori e un monito che il consumo (di alberi appunto) finisce, spesso, in grandi cacate. Reminiscenze manzoniane (Piero ovviamente e non Alessandro) di quando gli artisti provavano a scardinare i linguaggi e il mercato dell’arte… Oggi ne sono (quasi sempre) proni e pronti a gustarne le delizie…
Saranno poi felici? Io sono quasi sempre contento a tratti felice…

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